Sottoscrivi Rss feed di Sentitovivere Aggiungi Sentitovivere al Social Network Scarica come PDF i primi 10 post di Sentitovivere Versione mobile di Sentitovivere
2008-05-01

Non c'è più religione (e manco sinistra)

Periodi che si chiudono e dunque tempi di bilanci.
Si chiude la lunga settimana del mio compleanno caratterizzato da festeggiamenti vari. Bottino materiale: due buddha (ma non quello tanto desiderato, divenuto ormai celebre), una bottiglia di grappa, un profumo, una tazzina mignon, un set per la barba e un babà. Bottino spirituale: tanto affetto, sarà che invecchio e i vecchi inteneriscono.
Si chiude anche il lungo periodo dell'elezioni, con la perdita del Comune di Roma da parte del centrosinistra. Scattata ovviamente la corsa all'autoflagellazione, ai discorsi epocali e ai discorsi a vanvera, tipo la spiegazione della Palombelli per la sconfitta del marito Rutelli: "Poteri forti decisivi, mio marito non li garantiva". Dunque il protetto del cardinal Ruini e del Vaticano, notoriamente un potere debole a Roma, è stato sconfitto da quel potere forte che sono i proletari delle borgate alle prese con le buche, l'abbandono e la microdelinquenza.
Provando a fare un ragionamento un attimo più generale e sensato, è paradossale una sinistra che accetta di giocare la partita delle elezioni sul campo avversario della sicurezza, quando i liberisti del mondo (Tremonti compreso) si stanno spostando sul campo dell'interventismo statale e delle nazionalizzazioni, campo tipico della sinistra e lasciato vuoto (per andare a giocare fuori casa). Al di là di ciò, credo sia ora di dirci la verità: le ricette della sinistra, più complesse che quelle tipiche della destra (individui di tutto il mondo arricchitevi, e i poveri si arrangino), hanno bisogno di soldi e di soldi non ce ne sono, e non ce ne saranno finché non si avrà il coraggio di rompere (innanzitutto culturalmente) l'unico tabù sopravvissuto al Novecento, dopo che sono caduti quelli della razza, del sesso, della religione: la ricchezza.
In altre parole, per fare case popolari, campi rom accettabili, integrazione per gli immigrati, riqualificazioni delle periferie, salari migliori, sanità e scuola gratuita per tutti, più cultura, insomma quella società inclusiva e colta che immagina la sinistra, ci vogliono i soldi. Epperò non si ha il coraggio di dire e fare: i ricchi devono avere meno e dare di più. Certo non è facile, se non lo dice manco più la Chiesa, che pure avrebbe dalla sua un ideologo forte e carismatico, addirittura figlio di Dio (la cruna, l'ago, il cammello, do you remember?). Una sinistra del genere, con idee belle ma che si scontrano col Bilancio da un lato, e con la paura di mettere in discussione il Vangelo del diritto alla "robba" dall'altro, non serve granché. Appare per quel che è, velleitaria, e conferma nella percezione comune l'amaro paradosso di Fredric Jameson: "è diventato per la gente più facile immaginare la fine della Terra che la fine del Capitalismo". E la gente non vuole altro che pensare facile, ha smesso di pensare alle cose difficili da un pezzo, da sempre forse o dagli anni 70 almeno, a credere a quanto sorprendentemente dichiarato da Donna Summer: "L'era della disco, un'epoca pazza in cui il ballo diventò l'elemento aggregante di un immenso popolo della notte che reclamava il proprio diritto allo stordimento e alla futilità". Verrebbe da aggiungere che dopo son venuti gli anni 80 e la tv, e al popolo della notte s'è aggiunto il popolo del giorno.
Si possono trovare parole che spieghino la nostra epoca meglio di "stordimento" e "futilità"? Si, forse può una frase: "Non c'è più religione". Perché non c'è più religione se Assisi diventa vietata ai mendicanti, se un sacrestano a Vigevano usa il manganello, se un vescovo è eletto presidente del Paraguay. Non c'è più religione se molte delle bandiere tibetane che nel mondo reclamano i diritti per la regione asiatica sono "made in China", se a Napoli i partiti pagano il pizzo ai clan per l'affissione dei manifesti elettorali (che magari promettono la lotta ai clan), se il murale inneggiante a Matteo Messina è in stile celebrities di Andy Warhol. E non c'è più religione se il Presidente della Francia Sarkozy chiama il neomelodico Gigi D'Alessio (pare per motivi di gossip), se pure Carlo Croccolo ha avuto una storia con Marilyn Monroe, se il subcomandante Marcos, il nuovo Che Guevara dei barbudos da Hard Rock Cafè, confessa un amore impossibile per Angelina Jolie. Non c'è più religione se in Olanda iniziano a restringere i quartieri a luci rosse e a proibire i funghetti allucinogeni (a quando l'abolizione dei tulipani e di Van Gogh?) E non c'è più religione se si pensa di affidare all'analisi del Dna la ricerca dell'anima gemella (l'ultima frontiera del dating) o i futuri campioni dello sport. A pensarci, forse può essere utile a cercare nuovi elettori al centrosinistra.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

certo e come dici tu, e proprio la tua visione tanto banale quanto superficiale della politica di destra e forse una tua paradossale concezione assiologica, ti porta a ritenere che la destra è il partito dei ricchi cattivi e la sinistra quello dei poveri buoni. la realta dei fatti e che i valori della destra proprio antitetici rispetto a quelli a te descritti:non e ke i ricchi continuano ad arricchirsi, ma dare la possibilita a tutti di intraprendere una propria attivita e di generare a sua volta ricchezza e posti di lavoro per la societa- non la tua visione capitalcomunista- ke la destra é il partito dei grandi capitali e la sinistra e il partito dei poracci(ke il piu delle volte sono solo paraculi ke nn hanno voglia di lavorare,a fortiori vedi l'inefficenza della PA italiana)

Luigi Viscido ha detto...

Beh, in quanto a banalità manco tu scherzi, devo dire: poracci come paraculi che non hanno voglia di lavorare, le inefficienze della PA colpa della sinistra (ma magari chiedi ad AN che ne pensa degli statali)...fino alla perla di darmi del capitalcomunista, che è un ossimoro.

Ma il paradosso è che la tua visione della destra conferma il mio pensiero: "la possibilita a tutti di intraprendere una propria attivita e di generare a sua volta ricchezza e posti di lavoro per la societa" è un modo più elaborato della mia estrema sintesi: individui di tutto il mondo arricchitevi. E con chi non si riesce ad arricchire, con chi non ce la fa come la mettiamo? Se la sono meritata? O pensiamo di diventare tutti ricchi allo stesso modo? Il tuo si che sarebbe capitalcomunista! :)

Il problema non è la produzione della ricchezza, quanto la (re)distribuzione della ricchezza. E perlopiù in questo (non solo, perlopiù) che si è prodotta la divisione destra/sinistra dalla Rivoluzione Francese in poi. E non attiene alla morale (ricchi cattivi, poveri buoni...non l'ho mai detto). Per me la ricchezza va redistribuita in forme meno estreme di adesso, non con gli espropri proletari e nemmeno con l'assistenzialismo, sia chiaro, ma con politiche che avvantaggino più il lavoro e meno le rendite, più i poveri e la classe media che gli ultraricchi. Per me una società meno polarizzata è migliore, ma non dal punto di vista morale (magari anche, ma non è quello il punto), perchè più funzionale e meno conflittuale. Il mio cruccio è che lo dica Obama ma non Bersani. Ma ognuno ha la sinistra (e la destra) che si merita.

Posta un commento