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2007-10-27

Un pacco direttamente da Cuba

Ho risolto la faccenda del regalo all'amico comprando una bottiglia di rum in uno di quei Coloniali che ti fanno venir voglia di sequestrare il proprietario, chiuderti dentro e gozzovigliare a cioccolata, liquori, panettoni, biscotti, vini per tre giorni, mentre fai alle forze dell'ordine che ti assediano all'esterno richieste sempre più sconclusionate..."e voglio un'elicottero guidato da un elefante" perchè il tasso alcoolico sale di giorno in giorno...scusate, ho divagato dietro a un sogno ad occhi aperti.
Dicevo, un rum. Ma non di quelli normali. No. CHe si pazz?! Un rum, sai, di quelli invecchiati 5 anni in botti di rovere, poi altri tre anni in botti dove c'era stato lo cherry, poi altri tre anni nelle botti dove c'era stato il mascarpone e altri 2 anni nella betoniera dove c'era stato il cemento...quelle stronzate che ci fanno fessi perchè ci danno l'idea della qualità, dell'esclusività, e dunque della bella figura se facciamo un regalo. Perchè immaginiamo che sia figo sorseggiare un bel bicchiere di rum, magari accompagnato da un sigaro cubano, a chiacchierare di viaggi estivi davanti al camino (purtroppo non tutti posso andare a smanacciare il culo di una donna nei peggiori bar di Caracas). Questa è la versione esotica e coloniale dell'altro mito, che potremmo definire "inglese", dove al posto del rum c'è il brandy, al posto del sigaro la pipa, il caminetto è confermato così pure i racconti, non di viaggio ma di cani cavalli caccia e pesca, o in subordine, Shakespeare.
Insomma, due dei tanti immaginari che gli omini delle vendite montano a mò di scenografie alle spalle di liquori a noi estranei: noi siamo quelli dell'Amaro don Bosco (se non dell'Amaro Giuliani), della Strega, del Marsala, dell'anice, al massimo del limoncello...chiudete gli occhi e provate a lasciar fluire le immagini che vi suscitano tali liquori: per quanto mi sforzi di essere esotico, a me viene in mente mia madre che fa le pasticelle di Natale, lo zio straniero (di Pomigliano) che a fine pranzo dal nonno si scolava mezza bottiglia di amaro, o una pizza alla Victoria con Cosimo Mogavero che, cerimonioso, concludeva puntualmente le mangiate di ogni tavolo con l'immancabile: "Un amaro? Un limoncello?"

4 commenti:

Anonimo ha detto...

in effetti il rum è ottimo(sento soprattutto i due anni di invecchiamento nella betoniera)lo sto sorseggiando mentre leggo divertita i tuoi blog ;il camino è spento ma la stufa è accesa.

Anonimo ha detto...

adesso Mocavaro ti chiede anche se vuoi pagare con un lising o una cambiale!

Anonimo ha detto...

correggo:Mogavero(ho sempre pensato che si chiamasse Mocavaro)

Luigi Viscido ha detto...

:) Non è più tempo di amari e limoncelli...a ufo!

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