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2009-01-25

Cosa ti può fare un arancio striminzito...

Mio fratello mi fa: "Vai in giardino a farti qualche arancia". Sa che sono tendenzialmente un ecologista di quelli che coltiverebbero l'orto e si cucirebbero da soli i vestiti, se non fosse per una pigrizia dilaniante che mi rende semplice tifoso di persone del genere.
Vellicata la mia natura di terra (del resto, sono del segno zodiacale Toro e mi ci riconosco molto), esco a dare un'occhiata a quella piccola striscia tenuta a giardino sotto casa di mio fratello, curata da un giardiniere ma rigorosamente senza trattamenti chimici, che fornisce due volte l'anno il prezioso materiale per il famoso limocello della ditta "Viscido Padre & Figlio produzione minima e non in commercio".

In un angolo c'è un alberello, piccino, alto giusto un pò più di me. Affondo i piedi nel fango, lo raggiungo. Ho perfino difficoltà a riconoscerlo come un arancio, se non fosse che dal fogliame fitto baluginano alcune macchie colore arancione. Me lo giro un pò intorno, ha sei frutti, li raccolgo tutti e me li porto a casa.
Qualche ora dopo apro la busta, metto le arance in un cestino, una ad una me le guardo, sono mignon, niente a che fare con quelle in commercio, anche bruttine, al tatto indovino una scorza spessa. Me le immagino amare, chissà perché, forse le reputo "selvatiche". Ne apro una, la scorza conferma la mia supposizione, gli spicchi sono carichi di succo, ne metto in bocca qualcuno.

É una rivelazione. Io non sono un assaggiatore, non ne capisco nulla, anzi. Ma persino una lingua di legno come la mia riesce a cogliere la meraviglia di una sinfonia di sapori che si espande da quegli spicchi. In pochi istanti, è come se nella mia bocca si inseguissero quattro diversi colori contemporaneamente, una ricchezza di sfumature, di accenti da rimanerci incantato. Più mangio l'arancia e più se ne conferma la complessità, e cresce lo stupore. Non ricordo di aver mai mangiato un'arancia così nella mia vita. Ora, non sono un fanatico di quelli che avvertono le "note di sandalo" in un vino, anzi diffido di chi la butta troppo in filosofia, ma d'improvviso, quellaltre arance nel cesto della frutta mi appaiono hamburger di McDonald's di fronte a una bistecca chianina. Faccio rapida ammenda e mi ricredo sui tanti, mia madre in primis, che dicono: i cibi che oggi mangiamo non hanno sapore.

Penso a quanto mi sono perso finora, e ci perdiamo tutti, con questi cibi industriali appiattiti perché obbedienti a fini diversi, se non opposti, a quello del gusto. Cibi cresciuti in serie, in fretta, fuori stagione e fuori natura. Magari a buon prezzo, ma perché l'imperativo sia la quantità, non la qualità.
Altri spicchi mi distolgono dalla riflessione, mi richiamano come a godere il momento, a non perdermi lo spettacolo che si tiene nel mio cavo orale. Magari ci penserò dopo, a come rientrare nella realtà dei cibi di plastica, a come tornare a mangiare un'arancia del supermercato, dopo aver provato la gemma prodotta da un alberello striminzito nel giardino di mio fratello.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E dopo "Chocolat",in esclusiva sul web..."Aranciat"!:)Ti ci voleva quasi un sigaro cubano dopo questo orgasmo gustativo!(poli)

duoduo ha detto...

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