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2008-04-19

Lungo la stessa strada di vent'anni fa

Eccomi qui, a mezzanotte che cammino da solo in strada con in mano una birra Fischer. Manco a farlo apposta, come allora ho i capelli lunghi e un andamento sbilenco. Dall'ombra che faccio sull'asfalto sembro il Mickey Rourke di Barfly, il Luigi di esattamente vent'anni fa. In realtà, è tutto un effetto ottico, uno scherzo della memoria. Perché sto rincasando piuttosto che andare di bar in bar, cammino storto per i postumi della lezione yoga di ieri e la bottiglia di birra é vuota ma mi serve per metterci il the verde da portare ogni giorno in ufficio (sono nel tunnel delle tisane e degli intrugli naturali). Eppure, sembrerebbe realizzato quel corto circuito tra spazio e tempo che li rende un'unica dimensione, se non fossi in grado di misurare tutta la distanza interiore che separa i protagonisti della stessa scena lungo un intervallo così ampio. L'eterno ritorno dell'Eguale nicciano non può riguardare gli uomini.
Se stessi scrivendo un film, adesso, farei in modo che incrociassi sulla mia strada il Luigi imberbe che magari sta dirigendosi proprio al bar da cui provengo. Una sorta di Sliding Doors. Che cosa noterei di lui? Innanzitutto la pelle, tesa e compatta come di solito si ha da adolescenti e che non si avrà mai più. La montatura degli occhiali, certo. Capelli più folti, forse. Uno sguardo più spento ma una lingua più viva. Lo spreco di sé tipico di chi si crede eterno. La magrezza. Mentre lui di me noterebbe innanzitutto la direzione sbagliata in cui mi muovo: il bar è dall'altra parte. Poi che forse i capelli lunghi non se li possono permettere tutti, ad una certa età. Il tipo di birra che ho in mano. Un'aria serena che non si giustifica, agli occhi esistenzialisti dei miei vent'anni. La pancetta. Lo sguardo di rimprovero per un ragazzo alticcio, tipico di un adulto che non può capire.
Infine, penserei a quanto oggi io conservi discretamente intatta la fisionomia di allora. Lui forse penserebbe che se un giorno dovesse mai arrivare alla mia età, potrebbe somigliare un po' a questo signore che gli ha appena incrociato la strada.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

1)Lo yoga ti ha aperto ancora la porta? 2)pensi che mettere la tisana nella bottiglia della birra ti faccia fare + bella figura davanti ad un eventuale cliente magari di primo mattino?3)la tua è la classica sindrome pre compleanno;per questo dopo un pò si tenta di dimenticare questo giorno.(ex.ab.)

Luigi Viscido ha detto...

1) Lo yoga non apre porte,É la porta...come mi disse una volta in maniera criptica il maestro. Non ho mai capito che volesse dire (perciò sono allievo...)
2) La Fischer ha il tappo stile bottiglia della nonna...comodissimo, così non si smarrisce mai. I clienti poi...ti chiederanno loro un pò di birra e sai che delusione, a capire che è the...
3)Compleanno? Quale compleanno? Io l'ho abolito al raggiungimento dei 21 anni!

Ps. La Fischer non l'ho bevuta io. Il barista, su mia richiesta, mi ha dato un vuoto.

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