2+ Facciamoci un cannolo

Diciamo la verità: vedere Totò Cuffaro, il governatore della Regione Sicilia, “festeggiare” con un vassoio di cannoli la sua condanna a cinque anni per aver aiutato dei mafiosi, mette gioia. Nessuno ha capito cosa esattamente festeggi: di aver beccato “solo” cinque anni? Di aver aiutato “solo” alcuni mafiosi e non la Mafia (e qui la magistratura ha dimostrato tutta la sua “azzeccagarbugliaggine”)?
Tuttavia, ciò che mi mette gioia è che Cuffaro mostri l’aria di “scampato pericolo”. Quindi anche il colpevole ha avuto un minimo di coscienza d’averla fatta grossa. Come il bimbo che si aspettava il “mazziatone” dal padre e invece ha avuto solo il buffetto dalla madre. Tutto ciò dimostra che Cuffaro ha interiorizzato la morale, anche se poi se ne distacca negli atti. Cosa che invece, per esempio, non si può dire per Mastella. Per lui il clientelismo non è solo una pratica di tutti i partiti, ma essa è anche giusta perché “questa è la politica”. E da qui il suo sincero furore verso i magistrati. Si sente vittima di una colpa che non concepisce, come un indio del Cinquecento di fronte al gesuita spagnolo di turno, che gli rimprovera i sacrifici a Dio. Mastella è nato, cresciuto, pasciuto (molto pasciuto) nel culto di quel rito dalla tribù democristiana. Quello è stato il suo mondo, e il mondo girava così. Ora gli vengono a dire che sacrificare i diritti dei cittadini sull’altare della Famiglia è peccato. Ma non siamo la Patria della Famiglia, del “tengo famiglia”, delle Famiglie mafiose, della “Famiglia fondata sul matrimonio”?
Insomma, Cuffaro ha aiutato solo alcuni delle Famiglie, consapevole che non si fa. Mastella ha aiutato la Famiglia, e lo rivendica. Il primo festeggia a cannoli e pacche sulla spalla, il secondo, furente e malmostoso, fa cadere il Governo. Non viene anche a voi la voglia di prendere un cannolo dal vassoio, e spedirlo a Ceppaloni?