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2008-01-24

E li chiamano onorevoli...

Dunque è caduto il governo Prodi. Notizia appena appresa mentre ero seduto sulla tazza in bagno…ci può essere modo più simbolico?
Che dire? L'orchestrina del Titanic ha suonato un altro pezzo. Suoneranno anche sott'acqua, questi qui. Ma finiranno mai sott'acqua, vien da chiedersi. Mi sa di no, la loro scialuppa è già pronta, se la sono anche arredata. Ci lavorano da sempre, una specie d'Arca di Noè all'incontrario: salvare i colpevoli, salvare i peggiori.
Come al solito, in mezzo alla tempesta noto sempre la facezia, il dettaglio che può rivelarmi qualcosa, e farmi sorridere, se possibile. L'assoluta insignificanza della parola, e delle parole, per esempio.
Doveroso innanzitutto esprimere il disgusto per la serie d'insulti piovuti su Cusumano, senatore udeur,"reo" di aver deciso di votare a favore di Prodi, contro la linea del partito. E' stato elegantemente coperto di "frocio", "checca", "troia", nel Parlamento della Repubblica, manco fossimo nei peggiori bar di Caracas. Ma è mai possibile che l'omosessualità e in generale i gusti sessuali possano essere ancora un insulto, in persone che s'immagina minimamente istruiti e conoscitori delle cose del mondo (Senatori della Repubblica, per Dio!). Viene in mente Caligola che fece senatore un cavallo: nel senato del 2008 spiccherebbe per educazione e sospetto anche per competenza, a confronto di tanti. E mi viene in mente l'immortale esclamazione "Onorevole? Ma mi faccia il piacere!" di Totò. Ecco, io quei ributtanti senatori omofobici li condannerei a fare tre anni di militare a Cuneo, esperienza che il mitico Principe vantava per dimostrarsi uomo di mondo in un mondo che sempre più tocca rimpiangere, anche per chi non l'ha vissuto, come me.
Ma dette le parole pesanti, va rilevata l'assoluta evaporazione di ogni significato in altre. Come il "traditore" dato a Cusumano da parte di esponenti dell'Udeur. Ha tradito la linea di un partito che tradiva il patto elettorale con una coalizione fatto davanti agli elettori. A un uomo di mondo che ha fatto tre anni di militare a Cuneo sarebbe bastato ricordare il proverbio popolare: il bue che da del cornuto all'asino. Che poi dia del "traditore" il capo dei buoi che passò dall'opposizione al governo con D'Alema, è certo divertente, e rinsalda il buonumore altrimenti deteriorato. Che farci, ormai. Ricordo la frase di Moretti: chi parla male pensa male, e vive male. Ma questi vivono male? Di sicuro, fanno vivere male gli altri. E ora? Non so. Dalla memoria risale anche il detto attribuito a Mussolini: governare gli italiani non è difficile, è inutile. Troveranno sempre il modo di vivere, la scappatoia, l'appiglio. L'italiano "se fa sicc ma nun mor". Del resto, siamo un paese geograficamente stretto e lungo. E giustamente essendo a forma di stivale, siamo fatti coi piedi.
Io mi rifugio nella poesia, intanto. I poeti mi sembrano gli ultimi che hanno ancora rispetto per le parole. Forse perché è la loro carne viva, mentre in molti di questi politici è morta anche l'anima.

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