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2008-01-18

1+ Un Dio boomerang

Comincio la scommessa di scrivere un post positivo a giorni alterni. Cavolo, quanto è difficile, se non si vuol scrivere di fiori e tramonti. I giornali manco aiutano, è tutto un cumulo di pessime notizie. Però mi ha soccorso il televideo e un titolista verso cui, per una volta, mi tolgo il cappello. La notizia era così intitolata: “Boomerang torna indietro dopo venticinque anni”. Che meraviglia. Surreale, poetico, commovente. La sostanza era certo più banale: un tipo in Australia aveva rubato un boomerang in un museo e, a distanza di tanti anni, lo aveva restituito via posta, pentito del gesto. Ma quel titolo è un capolavoro.
Immaginare un boomerang così fedele al suo padrone e al suo essere, tanto da non aver disperato di fronte allo smarrimento e aver tentato il ritorno all’origine per tutto il tempo, infine riuscendovi, è dannatamente poetico. Come si legge ogni tanto di quei cani abbandonati che tornano a casa a distanza di mesi, smagriti, feriti, ma incapaci di pensare per sé luogo diverso da quello del padrone. In tal senso, e non so esattamente quanto il collegamento regga, ho sempre immaginato Dio come un cane. Fedele all’uomo nonostante l’uomo, instancabile a seguirlo, a volergli bene, anche quando l’uomo lo abbandona su un ciglio della (propria) strada. Ma adesso si può usare anche la metafora del boomerang per Lui: torna sempre indietro, anche quando lo lanci via da te torna, magari dopo 25 anni, magari quando sei sul punto di morte e, spero soprattutto, dopo.

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