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2007-12-22

Dell'abbondanza di cibo

Oggi su Donna di Repubblica c'è un articolo sull'usanza in Mauritania del "gavage". A sei anni, iniziano a nutrire le bambine oltremisura, fino all'obesità, così da adulte troveranno più facilmente marito. La magrezza, infatti, simboleggia un'infanzia povera, ed è una vergogna per la famiglia.
L'obesità è da sempre ritenuta una malattia delle società ricche (non è un caso che inizino ad avere problemi anche i cinesi che hanno adottato una dieta occidentale - americana - perché fa "ricco"). Per una serie di motivi, i lavori sono diventati meno dispendiosi in termini d'energie, la sedentarietà generale è cresciuta. Ma soprattutto il cibo è diventato abbondante e a buon mercato. E tuttavia, abbiamo conservato forse inconsciamente il rapporto col cibo proprio di una società povera (e non c'è da stupirsene, è solo da un paio di generazioni che la fame non è più un problema generale).
Nelle società povere il cibo rappresenta lo status symbol per eccellenza, e molti aspetti significativi della nostra vita a tutt'oggi ne portano il ricordo. E così, le donne gravide sono ricoperte di cibo, ogni festeggiamento, specie quelli fondamentali come battesimo e matrimonio, deve avere molte portate a tavola. Persino in caso di morte, si portano pietanze e generi alimentari ai parenti del defunto. Ed è superfluo ricordare che ci apprestiamo, per il Natale, a pranzi luculliani.
Insomma, il cibo è sempre stato il "plus" nelle società in cui c'é penuria, e tutti gli eventi "straordinari" dovevano essere sottolineati dal cibo. Probabilmente, se è vero che ci apprestiamo a tornare ad una condizione in cui sarà sempre più caro mangiare, non sarà stato un male tenere viva quella memoria.

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