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2007-11-13

Un Concordato tra Stato e Calcio

Ho visitato lo spazio web di Gabriele Sandri, il giovane dj ucciso domenica sull’autogrill. E la cosa che fa più effetto è vedere nel riquadro dei “prossimi spettacoli”: 16 novembre, Cabala, Roma. Che la vita sia davvero una cabala, è una verità ma in questo caso la sorte poteva risparmiarsela, perché sa tanto di sgradevole ironia. Ma non è di questo che mi va di riflettere, quanto del quadro impazzito intorno alla tragedia.
Innanzitutto, il calcio è un fenomeno così potente da poter definire tanto radicalmente l’identità di un uomo? Cioè, nel momento in cui indosso la sciarpa di una squadra di calcio, sono soggetto ad altre leggi (a voler estremizzare: licenza di poter essere ucciso dalla polizia, statuto speciale in caso di partecipazione a disordini, avvocatura anche violenta da parte degli ultrà d’Italia)?
Mi chiedo: se Sandri fosse stato ucciso mentre era diretto a Milano per “suonare” ad un happy-hour piuttosto che a vedere Inter-Lazio, magari dopo essere stato coinvolto in una rissa di discotecari strafatti, sarebbe successo lo stesso casino? E cosa avrebbero fatto, sospeso i locali in tutta Italia? Il calcio ha uno statuto tutto suo in quest’Italia per bande e allora, vien da chiedersi, a quando un Concordato dello Stato italiano con la religione del calcio?

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