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2007-07-27

Singin' in the Rain

Stamane ho sentito dalla radio la notizia dell'invenzione di uno speciale ombrello il cui manico -sottolineato il colore blu- è connesso via web con una rete di previsioni meteo, e si illumina quando sta per piovere. Ora, l'idea che un network mondiale mi debba avvertire in anticipo di qualcosa che posso benissimo immaginare da solo, l'idea che si scomodi un satellite, magari elaborando immagini in qualche sotterraneo blindato in America, per sollevarmi dall'enorme fardello di alzare gli occhi a interpretare le nuvole, ha un che di commovente.
La tecnologia in fondo vuole il nostro bene fin nelle più minute cose, inventerebbe una macchina anche per girare il cucchiaino nella tazzina del caffè, o allacciare le scarpe (sicuramente più utile, accidenti, di un ombrello che ti avverte che fra poco devi aprirlo). Come mamma premurosa che non si ferma nemmeno all'accorato appello del figlio al senso del ridicolo, una tecnologia del genere ci priva sempre di più, non dico della fatica, ma dell'errore, della incongruenza, dello scarto tra attese e accadimenti, che poi sono un pò le basi del comico. Certo molti riterrebbero utile non tanto una tecnologia che scopre l'acqua calda, come il fatto che sta per piovere, ma che magari ti avverte di uscire con l'ombrello, stamane. Ma che noia tutto ciò, no? Ma perchè volere un mondo senza persone che, in giornate settembrine di sole, girano con l'ombrello per sbagliati calcoli sull'uscio di casa? E senza le corse di balcone in balcone a ripararsi di persone sorprese dall'acquazzone (e magari in maniche corte, con gli infradito ai piedi, in estate...)? In definitiva, è proprio necessario un mondo in cui la tecnologia ci protegge persino dalle ultime innocue esperienze dirette di Natura, come ritrovarsi fradici di pioggia, gocciolanti sui tappeti di tutto il mondo?
Non so voi, ma mi tengo l'ombrello quadrato e a pagoda comprato (a caro prezzo, sigh) al Cirque du Soleil qualche anno fa, buffo e colorato al punto da strappare il sorriso a chi mi vede passare (e un sorriso strappato sotto la pioggia vale doppio). E fa niente che è grande, scomodo, ingombrante, tentatore per quanti alla prima occasione me lo ciulerebbero. É il prezzo da pagare al privilegio della leggerezza dell'anima, dalla cui necessità nessuna tecnologia vorrò mai che mi sollevi.

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