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2008-12-11

La scomparsa delle lucciole, delle farfalle e...dei bombolai

Dal racconto di una mia amica apprendo che non esiste più in Battipaglia un solo negozio dove sia possibile approvvigionarsi di bombole di gas. Lei, per una sua esigenza, deve servirsi fuori città. In effetti, a pensarci, non si vedono più marciapiedi ingombri delle pesanti bombole spesso disposte come birilli di bowling. Non si vede più in giro l'ape Piaggio a trasportarle, guidata da quell'animale mitologico metà uomo metà bombola che era il bombolaio. Che poi, meriterebbe di essere raccontato, anche attraverso il filtro di una soggettiva memoria.

Personalmente, del bombolaio ho l'immagine di un precursore di ogni tamarraggine: già in canottiera quando Bossi era ancora bambino, muscoloso quando le palestre scarseggiavano, tinto e mesciato molti anni prima di Costantino, il bombolaio arrivava a casa annunciato dal fracasso degli attrezzi appesi alla cintola. Appoggiata a terra la bombola piena, con fare maestro smontava la vecchia e montava la nuova in un dling e dlong della chiave sulla ferro massiccio della bombola e poi faceva lo spettacolo cui noi bambini assistevamo con un sentimento misto di paura e fascinazione: la prova del fuoco. Con i fiammiferi accendeva tutto intorno l’attacco del tubo della bombola, per verificare eventuali perdite di gas, un breve baluginìo di fiamma azzurra saliva per morire immediatamente. Sospiro di sollievo: anche quel giorno eravamo salvi, ancora con un tetto in testa. Saldato il conto, il bombolaio salutava lasciandosi dietro una scia odorosa di gas e lacca per capelli che sembra ancora di sentirla.

Chissà che aspetto ha oggi un bombolaio, se ancora esistono. A distanza di tanti anni una nuova generazione deve aver raccolto il testimone della chiave di ferro. Magari oggi con occhiali tartarugati, camicie botton-down, Hogan ai piedi ma sempre con una scia di gas e gel alle spalle, c'è da giurarci.

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