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2008-10-19

Un funerale

Stamani sono andato al funerale di Massimiliano Strifezza, morto sul lavoro pochi giorni fa. Messa celebrata nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Battipaglia. Una tragedia, resa ancor più vicina dal fatto che egli era cugino di mia cognata.
É stato un funerale pieno di partecipazione, dignitoso, silenzioso, un funerale operaio mi verrebbe da dire, pieno di facce pulite, di gente che tira ogni giorno a testa alta la propria carretta, che non maledice nemmeno la malasorte, come se fosse abituata da tempo a doverne schivare gli inciampi.

Un funerale pensieroso, come me, alle prese con una messa cui non partecipavo da tempo. Per fortuna, perché solo i funerali mi fanno tornare in chiesa. Tuttavia, proprio perché non è più una routine, mi accorgo che partecipo, forse ne ho voglia. Le preghiere, le formule, mi salgono alla mente come se avessi smesso di dirle ieri. Persino la bestia nera della mia memoria, il Credo, la carta d’identità del Cattolico, per quanto in certi passaggi non mi risuona più come moneta autentica.

Immagino la sorpresa di chi mi conosce come un senza dio, un mangiapreti, al massimo uno pseudo-buddista. Costui non sa che sono una pecorella che ha voluto smarrirsi, ma che ricorda ancora il tepore del gregge. Che poi, si esce mai dal gregge veramente? In ogni caso, resto una pecorella che non smette di sorprendersi di fronte alla tragicommedia della condizione umana, perciò non posso fare a meno di notare il gruppo di una trentina di ragazzini in età Hanna Montana che fanno il coro della chiesa. La vista mi rincuora, cammino da sempre sulla corda tesa tra una laicità che odia i lavaggi del cervello e gli indottrinamenti e una religiosità che costruisce una rete di valori per giovani sempre più smarriti. In fondo anch’io sono passato dal coro della chiesa, me lo ricordo bene, ero quello che cantava in playback. Tanto tempo è passato, al punto che mi giunge nuova l’usanza di porre la propria offerta in una bustina da lasciare all’uscita. Ero abituato ai cesti e agli spiccioli, e alla misura ad occhio della generosità della comunità. Ora forse la privacy è protetta, ma non so se è meglio.

La distrazione è presto superata, l’attenzione torna alla messa e al pretino che la celebra. Giovanissimo, serio serio, forse sente il peso del ruolo, specie in un contesto di dolore come questo. Credo siano i momenti più duri per un prete, se giovane poi è peggio, privo ancora dell’armatura che l’esperienza porta. Ma forse ha quella della fede, perché nella sua figura minuta sembra forte, sa trovare le parole giuste, celebra l’Eucarestia in una maniera intensa. Mi produce insieme tenerezza ed ammirazione, chissà, forse i sentimenti che muoveva alla sua epoca anche Gesù. Certo, che ti ha combinato, quest’Uomo. Eccolo qui, il suo popolo, che sarà sempre riconoscibile per due cose: non sa mai quando alzarsi e sedersi durante la funzione, e fa sempre partire in un boato il Padre Nostro, con una dolente potenza che fa abbassare la testa anche ad un intruso come me.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

hai descritto in modo perfetto il funerale del buon massimo, amico dal cuore grande. grazie di aver scritto queste parole

Luigi Viscido ha detto...

Ti abbraccio

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