Sottoscrivi Rss feed di Sentitovivere Aggiungi Sentitovivere al Social Network Scarica come PDF i primi 10 post di Sentitovivere Versione mobile di Sentitovivere
2008-10-07

Il sorriso di Hitler

Guardo questo manifesto nazista sul Venerdi di Repubblica della settimana scorsa (clicca sull'immagine per ingrandire) e pesco nella memoria altri manifesti propagandistici, tutti sempre un po’ simili, similmente bugiardi come ogni propaganda che invita a brandire le armi o almeno a sopportarne il prezzo. Per quanto cerchi, non ne ricordo, di manifesti nazisti. Non di persuasione, quantomeno. Quelli di dissuasione (“Achtung!”), ce li hanno tristemente fatti conoscere e tramandati i tanti film più o meno neorealisti ambientati nell’epoca.

Confesso di non riuscire a smettere di guardarlo. Non tanto per quel “veramente vostra amica”, che è un po’ un tono usato coi delusi, con quanti ti hanno creduto e sono rimasti scottati, con chi devi ri-convincere. Ma l’inchiostro non può sostituire il sangue versato. Ciò che mi inchioda è forse l’atteggiamento del soldato. Più che la mano tesa, la mano sinistra sul cuore. E il volto, lo sguardo. Il sorriso. Aperto, cordiale, dolce. C’è persino una lieve inclinazione del capo che vuole suggerire arrendevolezza, come ci insegna l’etologia.

Non dovrebbe sorprendermi, ogni soldato d’ogni latitudine d’ogni bandiera sarebbe così, in un manifesto del genere. Basterebbe poco. Sostituite l’aquila nazista con la falce e il martello, e avrete un soldato sovietico. Cambiate gli occhi occidentali con un taglio a mandorla, e avrete un soldato che vi dirà che la Cina è veramente vostra amica.

No, non è solo questo. Non è abbastanza. Rimugino, ci mangio un panino sopra, finché non capisco: la cosa che mi inchioda è la sorpresa alla mia incapacità di immaginare un soldato nazista così. Non ci riesce nessuno, credo, probabilmente manco i residui e sempre meno sparuti ammiratori contemporanei della Wehrmacht. Bisogna ammettere che nemmeno teneva troppo all’immagine, all'epoca. Scarseggiava in pubbliche relazioni, per così dire.

Credo che la ragione di questa mia incapacità sia nell’imponente opera di ri-costruzione dell’immaginario operata dalla propaganda vincitrice per mezzo secolo. Nel dopoguerra era tale la voragine morale e materiale lasciata al mondo dai seguaci di Hitler, che ogni opera, ogni iniziativa che li riguardasse ha dovuto castrare il nazismo di qualsiasi consenso, di qualsiasi amabilità, privarlo della condizione umana per approdare ad una figura del nazista come belva sanguinaria, capace al massimo del ghigno satanico di chi si diverte a sparare sui bambini. Come i Romani con Cartagine, l’immagine dei nazisti andava rasa al suolo e cosparsa di sale. Opera giusta e necessaria, solo che ogni tanto dal terreno emerge un rudere con le fattezze di un sorriso che non ti aspetti - ma al quale è impossibile credere, anche mezzo secolo dopo.

0 commenti:

Posta un commento