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2008-09-16

Uno su un milione ce la fa

Cacchio, un mio concittadino ha vinto con un gratta e vinci un milione d'euro! Ma allora servono davvero a qualcosa quei migliaia di bigliettini accumulati disordinatamente, come cadaveri in fosse comuni, sui banconi dei bar...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Leggo, con ritardo colpevole, la tua vecchia risposta e ricambio l'affetto. Poi leggo le ultime pagine del tuo blog e mi fermo proprio sull'ultimo pezzo, quello sul nostro concittadino neomilionario. Provo sempre una strana sensazione dinnanzi agli articoli (e sopratutto ai servizi TV) dedicati alle grosse vincite alle lotterie. Capisco bene l'imbarazzo che piglia il povero giornalista; non è che ci sia molto da dire: un tizio culacchione ha vinto TOT, non si ha idea chi possa essere. Invece il giornale gli impone un certo numero di righe o quattro minuti di riprese. E ogni volta, REGOLARMENTE si scatena uno stranissimo teatrino, e l'assurdo è che non lo mettono in piedi i giornalisti, ma si scatena spontaneamente. Uno, quello che ha vinto, gode e tace a casa sua, mentre decine di altri, che non hanno vinto una mazza, festeggiano, stappano lo spumante, cantano, gridano e si abbracciano “felici” mentre probabilmente schiattano d'invidia.
Ogni volta, dinnanzi a questo strano teatrino mi tornano alla mente i momenti finali dei concorsi di Miss Italia: quella che ha vinto piange disperata e tutte quelle che non hanno vinto fanno festa e l'abbracciano, mentre in realtà la scannerebbero volentieri. Che strano animale questo essere umano!
Cucco

Luigi Viscido ha detto...

Non per niente siamo il paese in cui si va in soccorso dei vincitori, come diceva Flaiano. Ma l'atteggiamento stigmatizzato dal grande scrittore sarebbe già "consapevole", per quanto cinico.
Io credo che la risposta sia nei meccanismi della comunicazione (specie televisiva). Esistono ormai dei copioni consolidati, che tutti abbiamo più o meno introiettato: dal correre ad abbracciare il vincitore, al darsi sulla voce nei talk-show, al sorridere appena inquadrati, fino al giornalista che intervista la vedova dell'assassinato e le chiede, da copione, "potrà mai perdonare" (e il copione prevede due varianti di risposta: "mai" oppure "perdono, ma voglio giustizia").
Insomma, siamo in un reality permanente, non appena si accende una telecamera (credi ci sarebbero stati stappi di champagne senza?) recitiamo come abbiamo visto mille volte fare. Sperando che tanta gente poi torni a una percezione "normale" della vita, appena andato via l'operatore tv. A guardare in giro, non ci giurerei...la telecamera ormai è nel cervello! :)

Anonimo ha detto...

E' l'eterno Truman show!(poli)

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