Dunque la barzelletta era questa. I carabinieri del Cocer si prendono una vacanza e vanno a caccia. Il primo spara e quando torna dice "a giudicare dal pelo si direbbe che ho preso una lepre". Il secondo dice "a giudicare dalle piume è un fagiano". Quindi tocca al maresciallo: "A giudicare dai documenti si direbbe un ragioniere". Berlusconi, raccontandola alla festa dei giovani di An qualche giorno fa, ha sostituito volutamente il ragioniere con un comunista.
Alcune riflessioni s'impongono.
Innanzi tutto, fa specie che un amante delle storielle di spirito ne sciupi una per captatio benevolentiae. Sa bene che la figura del ragioniere è perfetta perché, parafrasando un aberrante motto politico degli anni '70, uccidere un ragioniere non è reato. In fondo il ragioniere è da sempre uno stereotipo, una figura mitologica come l'Araba Fenice: omino grigio, tristo, avvizzito e un po' vile, burocrate per definizione e per filosofia di vita. Insomma, i mezzemaniche di tanta letteratura o, se si vuole, Fantozzi, la maschera eterna inventata da Villaggio (non a caso in alcuni suoi film il mitico Ugo è "cacciato" a mò di selvaggina).
Tuttavia il Cavaliere ha trascurato che, se "morto un ragioniere se ne fa un altro" (come direbbe Totò), uccidere un comunista è un'immagine che procura sempre un brivido, perché richiama odii e persecuzioni del Novecento che ci vorremmo mettere alle spalle (tutte, ovviamente, d'ogni colore). Se poi a ucciderlo è un carabiniere, non è difficile tornare con la memoria ai fatti di Genova. Insomma, non è bello vedere inquinate le barzellette sui Carabinieri, che vorremmo sempre baluardo superpartes, anche nei motti di spirito.
Non voglio credere in un'intenzione truculenta del Premier. Piuttosto penso sia solo un effetto collaterale della sua visione vitalistica. In Berlusconi è cementata l'equiparazione di un comunista ad un ragioniere: omino grigio, burocrate, ecc. L'esatto contrario dell'intraprendente che fa l'impresa. Non lo ha mai minimamente sfiorato l'iconografia pure molto diffusa del comunista "eroe descamisado" - per il Cavaliere ci si può "descamisare" solo d'estate in villa, mentre s'intrattengono gli ospiti in un concertino con Apicella. Ci starebbe pure, intendiamoci, il comunismo non è stato solo Che Guevara ma anche tanti funzionari di certe sigle parasindacali del pubblico impiego.
Dunque potremmo vedere la cosa come una gaffe, un lapsus, se non fosse che poi può prestarsi ad una lettura psicanalitica. E lì so' dolori, perché non è infondato il sospetto di un desiderio inconscio di Berlusconi per una schedatura di massa. A volersi attenere alla barzelletta, nessun documento d'identità rivela la fede politica del suo proprietario bensì informazioni più neutre tra cui il lavoro svolto ("ragioniere"), perciò la barzelletta nella prima versione funziona, nella seconda suona strana. A meno che non si abbia in mente una nuova versione della carta d'identità, nemmeno difficile da immaginare: scomparsa la voce "lavoro" (inutile perché siamo tutti "imprenditori di noi stessi", come ha affermato il Cavaliere), c'è la voce "ideologia politica" con prestampato "comunista" per una minoranza dei cittadini, mentre la maggioranza già la immagino allo sportello: "Lasci vuoto il rigo".
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