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2008-09-12

Philip Roth, tre lezioni in tre pagine

Confesso, non ho mai letto un libro di Philip Roth, maestro della letteratura mondiale. Confesso a rischio di perdere qualche lettore.
Non che la mia vita abbia risentito di una tale lacuna, però - per curiosità - ho interpellato Luca, cugino yankee e rothiano, che mi ha rifilato Everyman, L’orgia di Praga e Il Complotto contro l’America, per un totale 605 pagine.

Attacco a leggere il più grosso, l’ultimo citato, e subito imparo!

A pagina 1 trovo questo periodo:

Mia madre – che avrebbe voluto andare al teachers’ college ma non poté perché costava troppo, che vivendo con i suoi superiori aveva lavorato come segretaria dalla fine delle superiori, e che ci aveva impedito di sentirci poveri nei momenti peggiori della Depressione amministrando i guadagni ricevuti da mio padre ogni venerdì con la stessa efficienza con cui dirigeva la casa – aveva trentasei anni.

E io che mi ammazzo ad evitare gli incisi, a ridurli di lunghezza, autentica pena per me che sono un "incisomane".

A pagina 2 leggo:

La nostra via, Summit Avenue, correva sulla cresta della collina dove era stato costruito il quartiere, il punto più elevato di una città portuale che di rado si innalza di trenta metri sopra il livello delle paludi salmastre scoperte dalla marea a nord e a est della città e delle acque profonde della baia a est dell’aeroporto che girano intorno ai serbatoi di petrolio della penisola di Bayonne e là si mescolano con quelle della baia di New York per scorrere davanti alla Statua della Libertà e sfociare nell’Atlantico.

E io che mi ammazzo a mettere le virgole, a cercare di dare un ritmo alla frase e far tirare il fiato al lettore.

A pagina 3 trovo:

Gli uomini lavoravano cinquanta, sessanta, anche settanta ore o più alla settimana; le donne lavoravano tutto il tempo, con scarsi aiuti da parte delle macchine che avrebbero dovuto alleviare le loro fatiche, facendo il bucato, stirando camicie, rammendando calzini, rivoltando colletti, attaccando bottoni, mettendo l’antitarme nella roba di lana, lucidando i mobili, spazzando e lavando pavimenti, lavando finestre, pulendo lavandini, vasche, gabinetti e fornelli, passando l’aspirapolvere sui tappeti, assistendo i malati, andando a fare la spesa, cucinando, dando da mangiare ai familiari, riordinando armadi e cassetti, controllando il lavoro di imbianchini e altri artigiani, organizzando le cose per i riti delle feste, pagando le bollette e tenendo l’amministrazione familiare mentre si occupavano, simultaneamente, della salute, del vestiario, della pulizia, dell’istruzione, della nutrizione, della condotta, dei compleanni, della disciplina e della morale dei loro figli.

E io che ancora uso gli eccetera quando credo di annoiare il lettore con un lungo elenco di cose scontate.

A pagina 4 non ci sono ancora arrivato. Vi farò sapere.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

No grazie, tieniti per te la lettura da pagina 4 in poi, sarà quel che sarà questo Roth ma credo di poter fare a meno dei suoi libri, se proprio devo morire di noia preferisco leggere il tuo blog, se non altro ti conosco e ti stimo. Ti stimo... che parolone mò... forse, credo, presumo, non ne sono certo ma può essere, nulla mi fa pensare al contario, magari non in modo eccessivo, moderatamente, senza eccedere o esagerare, ma si con parsimonia ma deciso, con tatto e garbo, senza nulla a pretendere, genuinamente come è giusto che sia, con il beneficio del dubbio, mettendo le mani avanti (ops mi sto RUTHizzando?!?!)

Luigi Viscido ha detto...

No, hai solo mangiato pesante... ;)

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