Mettiamola così: un tempo mai un ex Capo di Stato (dell’Urss!) si sarebbe abbassato a fare la pubblicità x Vuitton, e mai Vuitton si sarebbe abbassata a far pubblicizzare i suoi prodotti da un tammaro come Keith Richards. Non stava né in cielo né in terra. Poi cielo e terra si sono rimescolati, l’alto come il basso, la società liquida, e il bla bla sociologico che vi risparmio.
Il rimescolamento è tale che persino Johnny Rotten si è abbassato (o alzato?) a fare una pubblicità per il burro, e i tempi son così liquidi che una notizia epocale del genere era in una colonnina più piccola del necrologio per un Cavaliere di Vittorio Veneto.
Riuscite a immaginare il profeta del punk a vantare le doti organolettiche e nutritive del prodotto caseario? Si, magari solo però dopo essersi pulito del vomito. Perché così vogliamo continuare a immaginare il punk, l’ultima isola nichilista su cui sventola irriducibile la bandiera del NO FUTURE. Allora ci deve essere un errore, un equivoco dei giornali: pubblicità del burro si, ma come boccaccesco lubrificante.
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2008-09-30
Johnny Rotten, il punkaburro
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