Gang latinoamericane, madre de Dios!

Ieri notte su Rai3 è andato in onda un agghiacciante documentario sulle gang che infestano il Centroamerica. Una violenza e una disperazione di cui non abbiamo alcuna idea, forse perché non hanno manco il rap e l'hip-hop a narrare la loro storia.
Una rivalità tra due gang - Mara 18 e MS-13 - che, come rilevavano osservatori intervistati, è autoreferenziale, e tiene in piedi a vicenda la propria identità, che a quanto pare è la cosa che più attira masse di sbandati in paesi poverissimi.
Davvero, una guerra tra poveri, anche se poi muovono molto denaro. É un tale disastro umano e sociale, che non ha nemmeno senso denunciarne la violenza e la miseria culturale: molti di quelli intervistati non saranno più vivi, i membri delle gang muoiono come mosche e vivono in media fino a 18 anni. Per capirci: nel nostro paese si ha un'aspettativa di vita di 78 anni. Qui persino nel XVII sec. andava meglio: 23 anni. Siamo quasi allo sterminio, se fregasse qualcosa a qualcuno. Per la prima volta ho avuto pietà per i carnefici.
Tra l'altro, mi ha fatto un'enorme pena un ragazzino di 12 anni, per età e tratti somatici somigliante a mio nipote Domenico, con uno sguardo profondo e perso che pure la Madonna che tutti hanno tatuato sul corpo abbassa lo sguardo dalla vergogna.
Stamani, ripensando a quel documentario, mi è sembrata tutta rosa, la mia vita.