In questi giorni sui giornali appaiono articoli per il ventennale della morte di Andrea Pazienza. Un pò in ritardo, visto che morì nel mese di giugno del 1988. Ma non è mai tardi.
Aggiungo di mio il ventennale della conoscenza della sua opera. Cosa curiosa, non fu merito della sua morte. Non ricordo nemmeno la notizia. Lo scoprii ad agosto per caso. Ero militare a Civitavecchia, e un sottotenente pietoso, per rinfrancarmi di tante serate passate in servizio in compagnia solo dei grilli, mi rifilò un paio di album del Mitico. Da quel giorno fu amore a prima vista. L'umorismo, la capacità mostruosa di dominare e variare gli stili, un pò di maledettismo che a quell'età attecchisce bene.
Confesso che col tempo ho iniziato a prediligere le sue cose più matte e leggere, un pò meno le storie tossiche alla Pompeo (il suo capolavoro, lo so). É che certi suoi studenti ciucci, certe avventure infantili, il grande Pertini, restano nel cuore anche ad albo finito, le "storie tese" ricordano invece come abbiamo perso Pazienza crudamente, stupidamente. Di questi tempi uno sguardo come il suo sarebbe tornato utile. In certi giorni di ozio totale sui suoi fumetti arrivo a chiedermi come avrebbe disegnato Berlusconi in tutti questi anni...che capolavoro, ci ha tolto un'overdose.
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2008-08-02
Quanto ci manca Andrea Pazienza...
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