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2008-03-19

Un piatto di broccoli con mio padre

Quanto mi fa gioia quest'uomo che si affretta con un cartoccio di pizze in mano. Mi fa tanto casa, domenica, pallone in tv, infanzia e…mio padre. L'ometto gli somiglia pure. Bassino e tozzo per "sopraggiunti limiti d'età", camminata un pò dondolante alla Charlot e spedita, tanto che non gli si sta dietro (e io sono suo degno erede), tendenza alla canticchiatura. Si, potrebbe essere mio padre qualche anno fa.
Oggi è la Festa del Papà e io non ho mai saputo scegliere un regalo per lui, nemmeno una volta fatto uomo. Sto in buona compagnia col resto della famiglia. Abbiamo presto compreso che non c'è assonanza di gusti in fatto di portafogli, portachiavi, cravatte, profumi. E così, un po' stanchi di fare lui buon viso a cattivo gioco, noi sbagli anche costosi, nel tempo abbiamo soprasseduto. Ma quest'anno gli ho regalato una bottiglia d'alcool puro. Non perché sia un alcolizzato livello "metropolitana di Mosca", è che facciamo il limoncello insieme, "produzione propria". Con l'età ti accorgi di come crescano insieme l'esigenza di un rapporto vero e la mancanza di cose da condividere, a cominciare dal tempo, lui quasi sempre in casa, io quasi sempre fuori. Se pensi che hai passato la vita tu a casa a studiare lui via a lavorare, capisci di quanta ironia è capace la vita.
Così, non c'è che da armarsi di fantasia e buona volontà, e inventare occasioni: decidere insieme il pranzo o la cena e commentarne il risultato fino allo sfinimento, parlare di politica da barricate generazionali opposte ma nello stesso partito, persino informarsi dei risultati della serie A, per avere una freccia in più all'arco. Poche cose, ma fondamentali forse per entrambi. Gli amici non capiscono perché tenga tanto a consumare i pasti a casa, e mi secchi fare tardi a pranzo e cena. Credono sia frutto di una sorta d'imposizione. Invece, io ne ho piacere.
Il mio atteggiamento è mutato da quando lessi su ilMattino un pezzo di diario inedito di Alfonso Gatto, che scriveva più o meno così al figlio: "So che mi cercherai quando non ci sarò più, perché non resti con me stasera? Ma vai, gli dico, deve credermi infinito come il tempo che ha davanti". Ecco, da allora immagino quelle parole nella testa di mio padre e mi fermo a cena. E io so che le ha, perché aspetta me per cenare. Non ho la presunzione di credere di avere un'eternità davanti, quell'età è passata. Inoltre, so sempre di più che non l'avrà mio padre. Siamo due precarietà che si dividono un piatto di broccoli, felici che il tempo ce lo conceda. Ora, adesso, non un giorno nella fantasia, nel desiderio, nel rimpianto. "Corri che le pizze si freddano!"

1 commenti:

Luco ha detto...

E' proprio vero:
"...deve credermi infinito come il tempo che ha davanti..."
Anche io vivo con questa sensazione, ma forse è il destino di tutti i padri-figlio, un domani penso che sarò io quello dall'altro lato :)

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