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2007-12-06

Falce e martello adieu

Ieri ho assistito su La7 a 8eMezzo, il programma d’approfondimento di Ferrara. La puntata verteva sul nuovo soggetto unitario La Sinistra-L’arcobaleno, che dovrebbe raccogliere Verdi, PDCI, Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica. Detto per inciso che il logo è bruttissimo, mi sorprendo ogni volta come la sinistra sia capace di spaccare il capello in quattro anche quando si è completamente calvi. Quattro rappresentanti che avevano cinque posizioni diverse su tutto. Ora io dico: esisterà una stanzulella a Montecitorio dove riunirsi e concordare una posizione comune non dico su tutto lo scibile umano, ma su 6/7 punti, e poi tenere la linea in ogni luogo pubblico? Sarebbe una cosa ragionevole, salvo il fatto che le ragioni sono altre. Sospetto che alla base di tutto vi sia questa logica: se abbiamo una linea comune, a che serviamo in quattro? E allora giù coi distinguo, le sfumature, le differenze: dubito ergo sum.
In ogni caso, aldilà di tutto, potremmo avere nella prossima legislatura la scomparsa storica della falce e martello dalla rappresentanza in Parlamento. Certo non scomparirà dalla scena politica, perché già si annuncia una scissione a sinistra e la fondazione di un nuovo partito con lo storico simbolo comunista. Ma è il peso, che conta. Dal 34,4% del PCI nel 1976 (più i socialisti che pure avevano nel simbolo falce e martello) al 0,34% del 200X. I comunisti si ridurranno ad una presenza simbolica, un po’ come i nostalgici della monarchia. Tutto ciò è un bene o un male? È un bene se segna la fine di ricette che non hanno mai funzionato (o peggio, hanno causato milioni di morti), è un male se significa venire meno agli ideali di giustizia sociale che molti hanno visto nel comunismo. Ma possiamo iniziare a ripensare la sinistra solo sgombrando il tavolo dalle vecchie carte. Quella dell’unione tra contadini e operai, gloriosa ma piena di sangue, è volata via.

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