Fausto Bertinotti si fa risentire a proposito di antifascismo. Da la Repubblica di oggi traggo queste sue parole: "Il rischio maggiore è quello di non ricordare, ho chiamato Duccio mio figlio in onore del comandante partigiano Duccio Galimberti".
Già il fatto che, se non esplicitato, avrei collegato quel nome a una insospettabile passione di Bertinotti per Duccio di Boninsegna e la pittura senese del ‘300, dimostra che simboli e memorie difficilmente coincidono in persone diverse per età, cultura, esperienze, passioni. Ma il problema dell'antifascismo va ben oltre la memoria che, se intesa come ricordo di esperienza concreta, presto sparirà con la morte dei reduci ormai molto anziani, come ben sanno e si preoccupano gli stessi.
Perduti i testimoni, descrizione e giudizio su fascismo e antifascismo saranno in maniera definitiva liberamente opinabili (del resto c'è già chi nega l'esistenza dei forni crematori di fronte ad alcuni portantini di cadaveri, sopravvissuti ai campi di sterminio) e la “memoria” storica – non più ancorata a ferite vive di uomini vivi - si presterà a riscritture, a riconfigurazioni dove più che gli scaffali di biblioteche potranno i rapporti di forza politici contemporanei.
Si può già intravedere allora il futuro dell'antifascismo in questo mondo sottosopra che è l'Italia, dove manco l'esperienza, la ex perito (già provato) ha fatto acquisire un giudizio univocamente negativo sul fascismo, in questo perenne Carnevale dove ci sono “patrioti” che sceglierebbero Barabba ancora oggi, a distanza di duemila anni (figurarsi di sessanta).
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2008-09-12
Volete Barabba o Gesù?
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