Come vivere? - mi ha scritto qualcuno
a cui io intendevo fare
la stessa domanda.
Da capo, e allo stesso modo di sempre.
Wislawa Szymborska
Scrivo questo post come un esorcismo. Ancora dentro ad una trance di pensieri, sospeso tra la voglia di fare silenzio e far depositare la polvere e la voglia di scrivere un libro, questo post vuole essere un augurio a me stesso a ritrovare la vita di prima. Ma di prima quando, ad essere precisi? Prima dell'assessorato? Sento che non basta, che il moncone di ponte rotto é più lontano. Ad inizio 2009? Ma così cancellerei la straordinaria esplosione degli Omeini, ormai nell'immaginario di chi vi entra in contatto.
Per aiutarmi sbircio ai post dell'anno scorso, e caso vuole che 365 giorni fa consigliassi poesia per gli acquisti. E nel 2007? Scrivevo di una mostra del gruppo Tial a Salerno.
E nel 2006? Il 16 parlavo di un lupo di pezza.
Addirittura posso risalire al 2004, per inciampare in una riflessione sul Cristo.
Poesia, arte, interiorità, spiritualità. Si, questi sono i fili da riannodare. I fili di sempre, in fondo.
Dove eravamo rimasti?
Omeini Day!
COMUNICATO STAMPA
La sera del 10 novembre, nella splendida cornice della Fabbrica dei Sapori in via Spineta a Battipaglia, “Omeini Day”, mostra/evento dedicata agli Omeini, personaggi nati nel 2007 dalla penna di Luigi Viscido, artista e grafico battipagliese.
Gli Omeini prendono il nome dall'unione di "oméi", termine antico che significa lamenti, sospiri, con "omini". Sono personaggi dalla strana forma, con il viso seminascosto, la testa “incavata” per timidezza, con lunghi arti e tronco corto a suggerire esseri che prendono le distanze, e hanno l’attitudine a stare un po’ al balcone della vita a filosofare. Sono soprattutto propensi alla completa inazione, operano in una scena perlopiù vuota, abitano pianetini e buchi, in solitudine, dove la comunicazione è nulla o minima, e in ogni caso sempre effettuata attraverso cartelli.
La mostra “Omeini Day”, in esposizione fino al 31 dicembre, verrà inaugurata dalla presentazione critica degli Omeini ad opera di Antonella Nigro del Centro Studi Hemera di Agropoli, dall’anteprima campana del concerto dei mamaVegas, gruppo composto da musicisti battipagliesi e romani per i quali Luigi Viscido ha disegnato con gli Omeini il packaging del nuovo album “The way to st. Ruiz”, dal concerto del gruppo battipagliese dei Psichomotricity In Kindergarten e da Fanz anche tu! il PhotoPoint per i fans che vogliono fare la foto con l’Omeino di pannolenci.
Il percorso espositivo permanente parte da Tu chiamali, se vuoi, Omeini, serie di 140 disegni originali di Luigi Viscido, realizzati su sottobicchieri, per proseguire con Omeinize me! l’esposizione degli artisti omeinizzati, cioè chiamati ad interpretare gli Omeini con il proprio stile, senza vincoli di tema o tecnica, Cadavre Exquis, un lavoro a quattro mani di Laurina Paperina e Luigi Viscido, l’Omeino Solidale, omeino speciale realizzato per la cooperativa sociale VoloAlto, Chimera VS Omeini, le chine dei fumettisti della Scuola di fumetto Chimera di Battipaglia, Sto di pezza, esposizione degli Omeini e dell'Omeone, pupazzi realizzati in pannolenci e da Omeinomani, video di tutti i fans Facebook degli Omeini e delle ambientazioni.
Inoltre, ulteriori iniziative connesse all’evento:
· prenotazioni di edizioni limitate di tshirt con tiratura da 0 a 139 pezzi
· asta di alcuni Omeini di stoffa durante la serata di Capodanno alla Fabbrica dei Sapori
Per maggiori informazioni:
- http://www.omeini.com/
- www.facebook.com/omeini
Intervista per "I Cento Passi"
La lunga intervista rilasciata la settimana scorsa a Maria Vita Della Monica. Un sunto è sul periodico "I Cento Passi".
Cultura e Politiche Giovanili. Una delega delicata, quanto faticosa da gestire, specie con i conti del Comune in rosso. L’offerta culturale da disegnare e valorizzare, le associazioni da coordinare e tanto altro. Quali sono le linee guida che stai adottando nella gestione dell’assessorato?
Allo stato attuale, mi sto applicando ad una ridefinizione degli strumenti e dei rapporti tra l’Ente e gli operatori culturali. In tal senso, siamo all’anno zero, ed è mia ossessione fornire ad Ente e Associazioni un’architettura di relazione. Sto lavorando a un nuovo regolamento per il settore, che preveda, tra l’altro, l’istituzione di strumenti di rappresentanza quali la Consulta delle Associazioni e la Consulta Culturale Cittadina. Inoltre, mi piacerebbe giungere all’istituzione di uno Sportello Unico per la Cultura: un'unica interfaccia, all’interno del Comune, con cui gli operatori dovranno relazionarsi. Si sente un gran bisogno di procedure chiare e di un comune amico anche in questo campo.
E’ un lavoro che ritengo fondamentale, perché getta le basi su cui costruire una programmazione culturale non estemporanea.
In ogni caso, intendo convocare una grande Assemblea Pubblica nel mese di ottobre, dove chiamerò tutti al confronto e alla relazione su regolamenti, Consulte e più in generale sulle strategie per la Cultura e i Giovani di Battipaglia, su cui ho le mie idee, che esporrò a tempo debito.
Battipaglia, dal punto di vista culturale, ha sicuramente un grande merito. Quello di aver scommesso su alcune manifestazioni e di averle fatte crescere a poco a poco. Mi riferisco alla Ciclolonga, alla Città dei Ragazzi, al Verdinote. Non tutte, però, sono sopravvissute o comunque non godono di ottima salute. Cosa pensi di fare per “recuperare” questi appuntamenti?
Delle manifestazioni citate, due sono attive e vanno avanti nonostante le disattenzioni istituzionali. Ovviamente sono da sostenere ancora di più, mentre la Città dei Ragazzi è nel programma elettorale del Sindaco per cui credo che nell’estate 2010 tornerà l’appuntamento in Villa. Per quanto mi riguarda, due sono le priorità: recuperare il Teatro dei Ragazzi, che ha una storia di tutto rispetto e si pone come naturale “gemello” del Giffoni Film Festival, e far uscire la Città dei Ragazzi dai confini della Villa, affinché convolga tutti i quartieri.
“Battipaglia non ha storia”, dicono i vicini Ebolitani. Tu cosa ne pensi?
Beh, Battipaglia è particolare, perché ha una storia che è recente e insieme millenaria. Infatti, la nostra è una città molto giovane, e tuttavia fa parte di un territorio che già dall’anno Mille veniva identificato come “Battipaglia”. Questo strabismo da una parte ci ha impedito la maturazione di tradizioni storiche consolidate, a differenza di paesi limitrofi (e penso a Cava dei Tirreni, Eboli, Campagna, ecc.). D’altra parte, la consapevolezza di vivere in un territorio millenario ha prodotto tentativi di fondare un’identità di Battipaglia su basi a volte incerte, artefatte o forzate.
Credo che una tale peculiarità (una storia cittadina giovane su un territorio dalla storia antica) possa rappresentare un punto di forza laddove si operi con serietà su entrambi le direttrici: valorizzazione di quanto ci consegna il passato remoto, apertura a una modernità non ostacolata da una identità troppo forte.
L’estate battipagliese. A pochi giorni dall’elezione del nuovo sindaco la villa comunale è tornata ad essere viva, grazie ad una serie di iniziative promosse dalle associazioni. Molti, però, hanno storto il naso, lamentando il basso profilo culturale degli appuntamenti in cartellone. Cosa ti senti di dire a chi ha mosso certe critiche?
Che alcune critiche sono fondate e vanno accettate, ma sono un po’ ingenerose, specie verso tutti gli artisti che si sono prestati gratis. “Battipaglia in Villa” voleva essere un segnale di vivacità e una occasione di vivere il proprio territorio per i cittadini, ed in questo abbiamo raggiunto lo scopo, a sentire il rammarico generale per una Villa Comunale tornata disabitata dopo la fine dell’iniziativa. Del resto, non è facile allestire un cartellone di venti giorni in una decina di giorni, senza avere risorse da investire in artisti, attori, compagnie teatrali, gruppi musicali. Poi certo, tutto è migliorabile, ma francamente ritengo “Battipaglia in Villa”, nel complesso, una iniziativa riuscita e colgo l’occasione per ringraziare quanti hanno collaborato.
Il tessuto associazionistico battipagliese negli ultimi anni è cresciuto ed è evidente che voglia fare di più per la comunità. Cosa potrà fare l’ente per agevolare questo processo?
Tanto. Ascoltando innanzitutto. Offrendo luoghi e strumenti di consultazione. E poi, strutture. Battipaglia ha una grande penuria di strutture, che possano essere sede per le associazioni, teatro e sala prove per le compagnie teatrali e i gruppi musicali, pinacoteca per artisti e gallerie d’arte, laboratori per gli operatori di settore. Penuria aggravata oggi dalla chiusura del Garofalo e del Bertoni.
In attesa che si operi il restauro e la trasformazione della Scuola De Amicis in Centro della Cultura e della Comunicazione – come da programma del Sindaco Santomauro - occorre procedere a un monitoraggio delle strutture pubbliche - il Tabacchificio e lo stadio Pastena, per esempio - che possano essere recuperate con un mix di finanziamenti pubblici/privati, e adibite a soddisfare le legittime esigenze degli operatori culturali.
"Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane." Calvino aveva ragione?
Può essere vero ma non ne farei una regola… conosco tanti incompleti di tutte le età! A cominciare da me, ovviamente, e bisogna pur che ci decidiamo a stabilire quando si smette di essere giovani!
Io ho maturato una mia personale convinzione: si diventa adulti quando si smette di andare dietro alle proprie disperazioni fino alle estreme conseguenze.
Disagio giovanile, Battipaglia non è ne è indenne. Quali sono i progetti dell’amministrazione in tal senso?
Mai come in questo periodo storico le giovani generazioni vivono uno smarrimento di bussola. Stretti tra una condizione lavorativa precaria e un costo della vita sempre più alto, tra un reddito scarso e insieme una coazione al consumo come affermazione della propria identità, i giovani sembrano costretti a pensarsi in un eterno presente dentro cui barcamenarsi, magari trovando la scorciatoia individuale piuttosto che una strada comune al progresso. E tuttavia, non ci sono generazioni “perdute” a priori, perché ognuna porta in sé fermenti creativi e dinamici che devono essere incoraggiati e sostenuti, in quanto unici antidoti alla rassegnazione e alla devianza.
Quest’Amministrazione ha individuato soprattutto nel lavoro uno strumento indispensabile. Perché il lavoro dà dignità, stabilità anche identitaria. Stiamo lavorando per fermare l’emorragia di posti di lavoro (vedi Alcatel) e per monitorare il tessuto economico del territorio attraverso l’Osservatorio Locale sull’Occupazione. Ovviamente il lavoro verrà se si mette in moto una strategia di crescita nei settori economici: commercio, industria, ma soprattutto agricoltura e turismo. Un’Amministrazione può e deve favorire le condizioni di lavoro degli operatori economici.
E poi cultura, cultura, cultura: una buona forma di prevenzione è offrire ai giovani modalità di espressione e di valorizzazione del proprio talento e della propria identità. Investire sulle potenzialità positive dei giovani, e contemporaneamente metterli in guardia sui rischi delle pratiche negative, può essere un giusto mix per ridurre e contrastare il disagio e la devianza giovanile.
Tu sei un giovane. E sei battipagliese. Quale è la tua città ideale “a misura di ragazzo”? Come pensi di poter contribuire alla sua creazione?
Francamente, per giungere a una città a “misura di ragazzo” occorre prima giungere ad una città a “misura d’uomo”. E la mia città ideale è quella in cui la cultura ha, nelle stanze del potere, la stessa dignità del piano regolatore, per esempio. In tal senso, ho fiducia in Santomauro. La mia città ideale è quella in cui i privati e i maggiorenti fanno a gara in mecenatismo, piuttosto che ripiegare nella dimensione privata. La mia città ideale infine è quella in cui gli artisti e gli operatori culturali evitano la tentazione del piagnisteo e dell’individualismo e fanno gruppo.
Io posso contribuire innanzitutto facendomi portatore delle istanze culturali nei “piani alti” e offrendomi come mediatore e punto di riferimento per gli operatori culturali. Non mancherò mai di pungolare gli amministratori, i privati e gli artisti stessi a un maggiore impegno…a cominciare da me!
Si parla, negli ultimi giorni, di “giunta a termine”. E’ una provocazione dell’opposizione o una necessità reale? Perché?
Di solito a questa domanda rispondiamo che “ogni uomo è a termine”. Aldilà delle battute, è evidente la necessità di avere una maggioranza stabile che supporti e affianchi il Sindaco. Se per giungere ad un tale risultato occorre operare un rimpasto o un azzeramento della Giunta, credo sia un sacrificio sopportabile a fronte del bene primario di una stabilità governativa, vero tallone d’Achille di Battipaglia negli ultimi anni. Di fronte a ciò, sono disponibile alle dimissione anche domani.
Dando una occhiata alla tua biografia, ci si accorge che la tua formazione è varia, oltre che ricca. Un politico creativo, in Italia, non è cosa da tutti i giorni. Come ti senti a dover avere a che fare con chi della politica, contrariamente a te, ha fatto un vero e proprio mestiere?
La fantasia al potere! Scherzo. C’è da precisare che io sono “prestato” alla politica. Detto questo, non nascondo le difficoltà e, dopo questo passaggio nella “stanza dei bottoni”, da una parte sono più indulgente verso chi ha la “follia” di prendersi la briga di affrontare i problemi, che sono tantissimi, con i mezzi dati, che sono pochissimi. D’altra parte, tuttavia, si conferma una certa autoreferenzialità della politica, intenta spesso più alle proprie esigenze che a quelle dei cittadini. La fatica maggiore che incontro è proprio avere credito dalla gente e far capire che faccio parte dei “folli” più che degli “autoreferenti”…
Pare che, per quest’anno, il teatro Garofalo e il Bertoni chiudano. Cosa si può fare per eviralo? Come vi state muovendo?
Stiamo operando una moral suasion sugli attori in campo, a cominciare dalla proprietà degli stabili. Abbiamo convocato i Pilerci – comproprietari del Garofalo – per capire le loro intenzioni e il margine per un ripensamento sull’aumento di fitto richiesto a Barlotti – causa della chiusura del Garofalo e di conseguenza del Bertoni. Per quest’ultimo, i Barlotti hanno dichiarato una disponibilità a valutare proposte economiche volte a rilevarne la gestione. Ho convocato le associazioni teatrali per mercoledi 30 settembre per affrontare il discorso specifico delle due strutture private, e per un confronto sulle possibili alternative.
Parte da Facebook l’appello all’amministrazione ad acquistare il Castelluccio. In realtà se ne discute da tempo. Pensi ci siano margini di fruizione della struttura da parte della collettività? Quali?
Sarebbe un sogno avere un Castelluccio di proprietà comunale, risanato e reso contenitore culturale, con un Parco intorno adibito anche a spettacoli ed eventi. Ma il sogno si scontra con la realtà di un Comune in deficit e con un Castelluccio di proprietà privata. Pertanto, occorre valutarne la fattibilità, magari in tempi migliori per le Casse comunali. Francamente, non credo sia una priorità.
Torniamo ai conti in rosso del Comune. Tra qualche mese è Natale e la città si aspetta un cartellone di eventi per la festività. Cosa è previsto?
In questi giorni stiamo lavorando all’implementazione delle luminarie. E un cartello di eventi è comunque previsto. La sua importanza dipende sempre dalla capacità del Comune di ritrovare un potere di spesa. In tal senso, ottobre sarà un momento chiave, con il riequilibrio di bilancio da approvare.
Dici di te: "Da sempre inseguo l'arte senza mai riuscire a raggiungerla appieno. Mi ritengo poliedrico, forse facendo tutto male." Come valuti i primi mesi della tua esperienza da assessore?
Dalla citazione si può capire che sono un persona poco indulgente con se stessa, per cui mi do un cinque.
“Fragili, non integrati, solitari, un po’ disadattati…Simulacro di un’umanità sopravvissuta, sospesa tra un vecchio mondo di cui conservano memoria e uno nuovo che provano ad abitare con ironia e poesia”. Questi sono i tuoi Omeini. E tu, gli somigli?
“Omeini c’est moi”, potrei dire parafrasando Flaubert. Come in ogni opera di fantasia, c’è un po’ di sé e un po’ di mondo. Diciamo così: gli Omeini sono miei figli degeneri…
Sociologo, grafico, scrittore, filmaker. Ma Luigi Viscido, da grande, cosa vuol fare di preciso?
Me lo chiede sempre anche mia madre…Vorrei sicuramente giungere a quella condizione privilegiata di poter fare ciò che voglio realmente, in quel momento, fare, e che questo fare mi dia anche di che vivere. Detto meglio, vorrei vivere delle mie passioni, qualunque esse siano.
Pensi che a Battipaglia ci sia posto per i creativi?
A Battipaglia c’è il posto che i creativi sapranno conquistarsi e pretendere. Non sono propenso ad aspettare “mamma Comune”. Il meglio dell’arte moderna è nata nei tugurii di Parigi ad inizio Novecento…quegli artisti non hanno aspettato certo che il Comune mettesse a loro disposizione atelier con riscaldamento…Poi certo, non tutto può passare dalla buona volontà singola.
Descriviti con 3 aggettivi.
Bastano due: complicato e semplice.
Il tuo piatto preferito.
Ammetto una passione per salumi e formaggi. Ma mi piacciono molto anche le verdure e la pasta. Ho frequenti tentazioni di vegetarianesimo, ma si scontrano con la mia passione per i salumi…e la mia pigrizia.
Il tuo film preferito e il motivo per cui lo preferisci.
Domanda da un milione di dollari…per darmi un po’ di tono potrei dire tutto Kieślowski, o i primi di Wenders, o certe produzioni asiatiche, ma voglio risolvere con un film ben preciso: “La Banda degli Onesti” con Totò e Peppino. Mi rasserenano e divertono le disavventure di un’Italia forse più povera ma più semplice, più sobria, prima che prendessero il sopravvento i ragionieri Casoria…
L’ultimo libro letto.
Non posso parlare di libri “letti” ma “provati a leggere": ho una decina di libri aperti sul comodino. Ma cito un libro attinente alla mia attività politica, peraltro non proprio fresco di stampa: “Non pensare all'elefante!” di George Lakoff.